Elisabetta Mandrioli
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Una bibliografia sentimentale

date » 20-01-2015 01:18

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ARTICOLI E SAGGI
Barthes, R. (1980), La camera chiara. Nota sulla fotografia, Einaudi, Torino.
[justify]Belgiojoso, F. e D’Ercole, A. (Studio ArteCrescita, Milano), Fotografia come oggetto di mediazione nel gruppo. Un percorso di Photolangage con pazienti psichiatrici, Atti del convegno “Arte e Arti Terapie”, Bologna 25-26 maggio 2012, Quaderni di PsicoArt n.2.
Ceserani, R. (2011), L'occhio della Medusa. Fotografia e letteratura, Bollati Boringhieri, Torino.
Ferraguti, M. (2016), La voce delle case abbandonate. Piccolo alfabeto del silenzio, Ediciclo Editore.
Ferrari, S. Il perturbante della fotografia. Qualche indagine sulle implicazioni psicologiche del fotografare, Studi di Estetica, 14/1996.
Ferrari, S. Alcuni rilievi sul rapporto tra fotografia e morte, Aracne, 1/2011.
Marra, C. (2004), Nelle ombre di un sogno. Storia e idee della fotografia di moda, Mondadori, Milano.
Marra, C. (2012), Fotografia e pittura nel Novecento (e oltre), Mondadori, Milano.
Sontag, S. (1973), On Photography, Farrar, Straus and Giroux, New York, trad. it. Sulla fotografia. Realtà e immagine nella nostra società, Einaudi, Torino, 2004 (prima ed. Einaudi, Torino, 1978).
Weiser, J. (2013), FotoTerapia. Metodologia e applicazioni cliniche, Milano, Franco Angeli (PhotoTherapy Techniques: Exploring the Secrets of Personal Snapshots and Family Albums, Vancouver, PhotoTherapy Centre, 1st edition 1993; 2nd edition 1999).

VOLUMI FOTOGRAFICI
Bologna cambia volto. La storia per immagini di una città che si trasforma. Dal 1900 al 1920, la nuova urbanistica cittadina nelle fotografie di Arnaldo Romagnoli, Pendragon, 2006.
Bologna come la ricordiamo. Dal dopoguerra agli anni Settanta, le fotografie di una Bologna ancora nella nostra memoria, Pendragon, 2006.
Brassaï, Paris, a cura di J.C. Gautrand, Taschen.
Doisneau, Paris, edizione it. L'ippocampo, Milano, 2012.
F.S. Ferdinando Scianna, GEDI Gruppo Editoriale SpA, collana "Visionari. I geni della fotografia", realizzazione editoriale Contrasto, 2021.
Henri Cartier-Bresson e gli altri, Italia Inside Out. Catalogo della mostra (Milano - Palazzo della Ragione 2015-2016), Contrasto
Luigi Ghirri, Architetture e paesaggi. Catalogo della mostra (Cesena, 10 maggio - 19 giugno 2011).
Izis. Il Poeta della Fotografia, edizione it. Alinari, 2014. Catalogo della mostra a cura di Manuel Bidermanas e Armelle Canitrot (Firenze, 7 settembre 2013 - 6 gennaio 2014).
Steve McCurry, The Iconic Photographs, Phaidon, 2011.
Nino Migliori. Il passato è un mosaico da incontrare, Editrice Quinlan. Catalogo della mostra (Roma, 9 luglio - 5 settembre 2010).
Nadar, Ritratti, Abscondita, Milano, 2007.
Paris mon amour, a cura di J.C. Gautrand, Taschen.
Paul Strand, Il mondo davanti alla mia porta 1950-1976, Alinari.
Sebastao Salgado, Genesi, Taschen.

Pensieri

date » 07-02-2017 02:12

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Fermo immagine dell'attimo prima
ignara è la mente
l'immaginazione annaspa
nella paura
l'impensabile gioca la carta
frantumando il presente
di un sogno fuori tempo
sviluppando il futuro
da una fotografia.
(22/10/2020)

Nella foto di classe
al telefono intenta
tra le braccia della nonna
la domenica
nella fiera eleganza
da gran dama
Sei tu
o mille altre te
memorie spezzate
senza più legami
In un tempo lontano
vivesti d'aria
non di polvere
(27/12/2019)

Notte di San Giovanni
un goccio di nocino
e negli occhi la malìa.
S'addensa il desiderio
nel vento della notte.
Ribolle sul fuoco l'incantamento:
iperico mandragora
e una goccia di rugiada.
L'unghia laccata accarezza la foto...
pronta è la magarìa.
Dalla finestra il nero felino osserva.
(23/06/2017)

Girandole di fumo
impazzano
nel carnevale della vita.
Divampano le fiamme
inventando false identità.
Nel tempo dolce amaro dell'attesa
la Sfinge guarda e tace.
(21/04/2017)

Nel silenzio della notte
i pensieri s'impigliano
agli orologi rotti
di queste quattro mura.
Fuori, il rimbombo
di scelte mancate.
In un abbraccio
s'acquattano i sogni.
(21/01/2017)

Fotografie...
Rintocchi sui bilanci del cuore.
Scorticata è la vita.
Squarci di luce
- fatati miraggi
a illuminare i sogni.
(05/01/2017)

Una fotografia
impronta di un sogno
ubriaco di vino
smarrito nel vento d'estate
(13/10/2016)

Autunno.
A terra schegge di sogni fuori stagione.
Piove sul disordine della vita.
(16/09/2016)

Lontano nel vento
di nuove avventure
la fame di vita
annienta il ricordo
di bambole
lasciate in soffitta
a immaginare il sole
(20/07/2016)

La mia fotografia

date » 19-12-2013 00:20

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Cos'è per me la fotografia? Una corazza verso un mondo incomprensibile e ostile, una difesa dall’ansia e dall’angoscia. La macchina fotografica nasconde, scherma, protegge.
La fotografia è un bisogno, un impulso a catturare ciò che attrae. È un modo per controllare e incorporare il mondo, per lenire le ferite della perdita e dell’abbandono e per mantenere la giusta distanza, tra distacco e partecipazione.
La fotografia è una visione, un sogno intriso di nostalgia, uno spazio di mediazione tra l’Io e il grande inganno dell’esistenza.
La mia fotografia non denuncia, ma rappresenta le mie radici, la mia città, la mia realtà, tra solitudini urbane e luoghi abbandonati, maschere e burattini, teatro e gioco, specchi, riflessi, finzioni e incantesimi. Ogni immagine è un frammento di me (Bologna, 2013)

Qualche nota sul mio metodo di lavoro

date » 08-03-2014 02:38

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Ogni fotografia che viene scattata in formato raw (il corrispettivo digitale del negativo della fotografia analogica) deve essere successivamente “sviluppata” attraverso software appositi, come, per esempio, Lightroom o Photoshop. Concretamente, questo significa che al termine della fase di scatto c’è un secondo momento di lavoro, molto importante, chiamato "post produzione", spesso più lungo e impegnativo del primo.
Sul livello “giusto” di intervento in post produzione il dibattito è aperto e molto dipende dallo stile e dalla "scuola" del fotografo/artista: si può andare dalla semplice regolazione dei parametri fondamentali (contrasto, colore...) a ritocchi più invasivi (cancellazione di intere parti dell’immagine, fotomontaggi, modifiche ai lineamenti del volto e/o al corpo del soggetto...) che alterano decisamente l’immagine iniziale.
Il mio stile predilige un lavoro di post produzione finalizzato a valorizzare gli elementi significativi della foto, ma senza alterazioni invasive. In altre parole, ritengo che la post produzione costituisca una fase necessaria e indispensabile, perché consente di lavorare e migliorare l'immagine (così come una volta si faceva in camera oscura); tuttavia, i correttivi da me apportati sono sempre in linea con lo spirito originario dello scatto. Quindi, nella maggior parte dei casi e salvo richieste o necessità specifiche, il mio lavoro di post produzione agisce soprattutto a livello di taglio dell’immagine, regolazione dei colori, contrasto, luci ed ombre, nitidezza, raddrizzamento delle linee. Inoltre, quando lo ritengo opportuno, opero la trasformazione in bianco e nero, seppia o altri viraggi. Ogni trasformazione, comunque, è sempre personalizzata in base alla foto specifica: non mi limito ad una mera applicazione di effetti standard presenti nel software di post produzione, ma intervengo con una variazione manuale dei parametri finché non ottengo il risultato che mi soddisfa. Ne deriva che, nella quasi totalità dei casi, al termine del lavoro ogni mia fotografia costituisce un unicum.

Fotografia

date » 31-12-2014 01:29

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"[Fotografia]: arte nata da un raggio e da un veleno" (Arrigo Boito, Il libro dei versi, 1877)

"Le fotografie ... approfittano contemporaneamente del prestigio dell'arte e della magia del reale. Sono nubi di fantasia e pillole d'informazione. ... Una fotografia è solo un frammento e, con il trascorrere del tempo, i suoi ormeggi si staccano. ... Come il collezionista, il fotografo è mosso da una passione che, anche quando ha come apparente oggetto il presente, è legata a un senso del passato. ... Marx rimproverava alla filosofia di limitarsi a cercar di capire il mondo, anziché sforzarsi di cambiarlo. I fotografi, che agiscono nell'ambito della sensibilità surrealista, suggeriscono quanto sia vano cercar di capire il mondo e propongono invece di collezionarlo" (Susan Sontag, Sulla fotografia, 1973)

"La macchina fotografica è l'arma ideale di una consapevolezza di tipo acquisitivo. Fotografare significa infatti appropriarsi della cosa che si fotografa. ... L'atto di fare una fotografia ha qualcosa di predatorio. ... E' una difesa dall'angoscia e uno strumento di potere" (Susan Sontag, Sulla fotografia, 1973)

"Le fotografie sono un modo di imprigionare la realtà, intesa come recalcitrante e inaccessibile, o per immobilizzarla. ... La fotografia sottintende un accesso immediato al reale, ma le conseguenze sono un altro modo di stabilire una distanza. Possedere il mondo in forma di immagini significa riscoprire l'irrealtà e la lontananza del reale. ... La macchina fotografica permette, con un'attività facile e assuefativa, una partecipazione e insieme un'alienazione nelle nostre vite e in quelle altrui, dandoci modo di partecipare nell'atto stesso in cui si rafforza l'alienazione" (Susan Sontag, Sulla fotografia, 1973)


"Prima di essere eventualmente una questione di rispecchiamento, l'immagine fotografica è sempre una questione di distanza: essa è il risultato di una dilatazione dello spazio. I fotografi lo sanno bene: il loro sguardo è sempre legato alla 'giusta distanza'" (J.M. Schaeffer, L'image précaire, 1987, trad.)

La fotografia umanista

date » 31-12-2014 01:38

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"Una corrente lirica, calda, fervente e attenta alla condizione umana si delinea e poco a poco si trasforma in quella scuola umanista che sarà l'orgoglio di Parigi negli anni Cinquanta e che vuole non tanto descrivere 'il transitorio, il fuggitivo', quanto quello che Baudelaire chiamava 'l'eterno e l'immutabile'" (Paris mon amour, a cura di Jean-Claude Gautrand)
“I fotografi umanisti si inseriscono nel filone del ‘realismo poetico’. … Privilegiano ‘la persona umana, la sua dignità, il rapporto con il suo ambiente’ (1) . … Questa corrente, che ‘attinge le sue idee generose dal Front populaire’ (2), si sforza di mostrare ‘la bellezza nascosta della realtà che diviene poesia’ (3). Quando analizza La panoplie photographique du réalisme poétique, l'editore Claude Nori sottolinea che, per questi fotografi umanisti, ‘il fatto di vagare senza scopo, di perseguire la casualità degli angoli delle vie e degli incontri diventa il vero e proprio progetto fotografico’” (Izis. Il Poeta della Fotografia, edizione it. Alinari, 2014. Catalogo della mostra a cura di Manuel Bidermanas e Armelle Canitrot – introduzione di Armelle Canitrot)

(1) La photographie humaniste, 1945-1968, op.cit.
(2) Claude Nori, La panoplie photographique du réalisme poétique, in Les Photographes humanistes: Doisneau, Boubat, Izis et les autres, 1983, Les Cahiers de la photographie, n.9, pp.18-29
(3) Marie de Thézy, La Photographie humaniste 1930-1960: Histoire d’un mouvement en France, Paris, Edition Contrejour, 1992, p.11


“Si dice spesso che le mie fotografie non sono realistiche. Forse non sono realistiche, ma è la mia realtà” (Izis)

Fotografia e forma

date » 31-12-2014 01:37

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"Sono un reporter che non ama le foto trascurate... Due doni contraddistinguono l'artista, il creativo: da un lato una certa sensibilità per la vita, per la cosa viva, e dall'altro la capacità di coglierla in un determinato modo. Non si tratta di estetica pura... una foto confusa non può penetrare nella memoria. Ho sempre considerato la struttura formale di una foto e la sua composizione tanto importanti quanto il soggetto stesso" (Brassaï)
"Su una brutta fotografia o una fotografia documentaristica, vedete tutto, subito. ... Una bella fotografia, la guardate a lungo e trovate sempre più cose. Se in una fotografia non vi sono corrispondenze, non può vivere" (Izis, in Zoom, n.51, marzo 1978)

Fotografia e thanatos

date » 29-08-2013 02:44

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"La fotografia, ... nella sua sostanziale ambiguità, evoca, sì, la morte, in quanto blocca e congela la vita nel suo libero fluire, ma esprime così anche tutta la sua forza, nella misura in cui questo le consente, in senso lato, di sottrarre qualcosa alla caducità ... Il fotografare nasce come un gesto di difesa, che vuole conservare le cose che si perdono. È quindi, da questo punto di vista, un atto di ribellione contro la caducità e la morte. Ma è un gesto disperato, su cui già incombe quella morte che si vorrebbe negare. ... Philippe Dubois, a proposito del taglio che [la fotografia] opera nello spazio e nel tempo - 'da un tempo evolutivo a un tempo fisso, dall’istante alla perpetuazione, dal movimento all’immobilità, dal regno dei vivi al regno dei morti, dalla luce alle tenebre, dalla carne alla pietra' -, parla della 'foto come tanatografia'" (Stefano Ferrari, Il perturbante della fotografia. Qualche indagine sulle implicazioni psicologiche del fotografare, Studi di Estetica, 14/1996; Stefano Ferrari, Alcuni rilievi sul rapporto tra fotografia e morte, Aracne, 1/2011)

Fotografia e memoria

date » 31-12-2014 01:28

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"La macchina fotografica era bugiarda? E io, a mia volta, ero forse stata ingannata dalla memoria? Il passato, sommerso e sepolto nel tempo, non poteva più essere verificato. Ma io ero stata imbrogliata per bene" (P. Theroux, Picture Palace, 1978)

"Noi fotografi abbiamo sempre a che fare con cose che svaniscono di continuo, e quando sono svanite non c’è espediente che possa farle ritornare. Non possiamo sviluppare e stampare un ricordo" (Henri Cartier-Bresson)

"Sono giorni, questi, che trovo rassicurante osservare il mondo attraverso l'oculare di una macchina fotografica: la realtà circostante mi appare incorniciata, assolutamente definita. Nel percepirla, non avverto più fastidiose vertigini siderali, poiché tutto è conchiuso in un cubo che è il prolungamento della mia stessa persona, un organo sussidiario della vista, della memoria" (P. Mauresing, L'ombra e la meridiana)


"A quella nobiltà, che è quella di ogni grande arte al suo nascere, si aggiunge, inquietante, una punta di magia. Per la prima volta da che mondo è mondo la luce, manovrata dall'ingegnosità umana, capta degli spettri di esseri viventi. Quelle persone, che oggi sono fantasmi autentici, stanno davanti a noi, come spiriti tornati a visitarci (...). Forse non si è mai osservato che i primi grandi ritratti fotografici sono contemporanei delle prime sedute spiritiche. Qui la riuscita del sortilegio richiede la presenza di un tavolino rotante, là quella di una lastra sensibilizzata; nei due casi, il tramite di un medium (poiché ogni fotografo lo è). Proprio perché tutto del personaggio è presente, senza la selezione preliminare fatta dallo scultore e dal pittore, quelle immagini sono altrettanto difficili da interpretare quanto i volti stessi visti nella realtà. Il più delle volte ci troviamo di fronte a mondi chiusi e opachi. Certe fotografie ci rivelano, senza che sappiamo se si tratta di atti o di tendenze, ciò che quelle persone avrebbero potuto essere o fare, oppure ciò che sono state e hanno fatto. Accade perfino che certe caratteristiche, sviluppate lentamente come sotto l'azione di chissà quale reagente, divengano visibili solo oggi e solo per noi (...). Certe lacune, certi mali o certi vizi che i contemporanei non hanno visto, accecati certo dall'abitudine o dai pregiudizi del rispetto o dell'ammirazione, e la benché minima traccia, scoperta dagli interessati, avrebbe fatto strappar loro quei costosi cartoncini, sono messi in evidenza come se quelle fotografie fossero divenute radiografie" (Marguerite Yourcenar, Archivi del Nord, 1° ed. originale 1977)

Fotografia e identità

date » 31-12-2014 01:26

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"Questa foto sono io./ Fu scattata tempo fa./ Da principio sembra/ una stampa/ imbrattata: linee sbavate e macchie grigie/ confuse con la carta;/ poi, scrutandola,/ scopri nell’angolo a sinistra/ un oggetto simile a un ramo: parte di un albero/ (abete o balsamina) che spunta/ e, a destra, a metà/ di quello che forse è un lieve/ pendio, una casetta di legno./ Sullo sfondo c'è un lago,/ e oltre, basse colline./ (La foto fu scattata il giorno dopo che annegai./ Io sono nel lago, al centro/ della scena, proprio sotto la superficie./ E’ difficile dire dove/ di preciso, o dire/ se sono grande o piccola:/ l'acqua sulla luce/ distorce l'immagine/ ma se non ti stanchi di guardare/ alla fine/ sarai in grado di vedermi)"
(Margaret Atwood, Poems, 1976; trad. it. A. Rizzardi, Poesie, Bulzoni, Roma, 1986, pp.28-31)

"Basta foto. Ce ne sono sicuramente abbastanza. Basta ombre di me stessa proiettate dalla luce su pezzi di carta, su quadrati di plastica. Basta con i miei occhi, bocche, nasi, stati d'animo, brutte angolazioni. Basta sbadigli, denti, rughe. Soffro della mia molteplicità" (Margaret Atwood, Microfiction. 35 storie minime, trad. it. R. Belletti, Ponte alle Grazie, 2006)

"La Fotografia è l'avvento di me stesso come altro: un'astuta dissociazione della coscienza d'identità. ... La Foto-ritratto è un campo chiuso di forze. Quattro immaginari vi s'incontrano, vi si affrontano, si deformano. Davanti all'obiettivo, io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte. In altre parole, azione bizzarra: io non smetto d'imitarmi. ... La Fotografia rappresenta quel particolarissimo momento in cui ... non sono né un oggetto né un soggetto, ma piuttosto un soggetto che si sente diventare oggetto: in quel momento io vivo una micro-esperienza della morte (della parentesi): io divento veramente spettro" (Roland Barthes, La camera chiara, Einaudi, 1980, pp.14-15)
"Allora, alla superficie dell'essere, in quella regione in cui l'essere vuole manifestarsi e vuole nascondersi, i movimenti di chiusura e di apertura sono così numerosi, così spesso invertiti, così carichi anche di esitazioni che potremmo concludere... l'uomo è l'essere socchiuso. ... Quante rêveries allora si potrebbero analizzare solo menzionando: la Porta! La Porta, è tutto un cosmo del Socchiuso" (Gaston Bachelard, La poetica dello spazio, Edizioni Dedalo, 1975)
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